Sfruttabano gli immigrati: 30 arrestati a Rosarno

martedì 27 aprile 2010 |

Storie di caporalato e di sfruttamento che da anni si sono succedute a Rosarno e che nel gennaio scorso portarono alla rivolta dei braccianti immigrati. Sono questi gli elementi contenuti nell'indagine della procura di Palmi che ha portato all'arresto di 30 persone accusate di associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento della manodopera clandestina straniera e truffe. Le indagini di polizia, carabinieri e guardia di finanza hanno avuto inizio dopo la rivolta di Rosarno.

Dalla testimonianza di una quindicina di stranieri che lavoravano nella piana di Gioia Tauro è emerso uno spaccato inquietante sul reclutamento e l'utilizzo della manodopera in agricoltura. I braccianti stranieri impiegati a Rosarno nella raccolta degli agrumi percepivano 22 euro al giorno per lavorare dalle 10 alle 14 ore. I datori di lavoro pagavano 1 euro a cassetta per la raccolta dei mandarini e 50 centesimi per le arance. I caporali, a loro volta, incassavano la somma di 10 euro su ogni lavoratore e tre euro da ogni immigrato per accompagnarli nei luoghi di lavoro.

Gli immigrati che si ribellavano a queste condizioni venivano minacciati di morte e spesso anche aggrediti fisicamente. Fu proprio questa condizione di sfruttamento a provocare la rivolta avvenuta nel gennaio scorso a Rosarno dove per giorni ci furono momenti di alta tensione tra immigrati e rosarnesi. Ad aggravare la situazione ci furono poi le condizioni disumane in cui vivevano gli immigrati.

Fino all'inizio dell'anno, infatti, nella piana di Gioia Tauro vivevano 2.500 stranieri che avevano occupato i casolari abbandonati della zona ed una ex fabbrica di Rosarno. Dopo la rivolta la gran parte degli stranieri fu trasferita nei centri di accoglienza di Bari e Crotone ed altri decisero volontariamente di allontanarsi da Crotone. Agli immigrati clandestini che hanno collaborato con gli investigatori per individuare la rete di caporali è stata concesso un permesso di soggiorno che gli consentirà di restare nel territorio italiano.

Dall'inizio delle indagini gli investigatori hanno compiuto numerose intercettazioni ambientali e telefoniche che hanno portato a ricostruire una fitta rete di persone, molte delle quali straniere, che si occupavano del collocamento illegale della manodopera. Dalle indagini patrimoniali nei confronti degli imprenditori agricoli sono state scoperte anche truffe ai danni degli enti previdenziali.

E proprio per questo motivo che il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Palmi ha disposto il sequestro di 20 aziende e 200 terreni per un valore complessivo di circa 10 milioni di euro. L'operazione contro il caporalato arriva a pochi giorni di distanza dalla festa del primo maggio che quest'anno sarà celebrata a Rosarno proprio perché Cgil, Cisl e Uil hanno deciso di lanciare un messaggio in favore della legalità.

Ed è il segretario della Cgil, Guglielmo Epifani, a ricordare che la decisione di far svolgere la manifestazione a Rosarno è stata presa proprio per "affermare il principio di rispetto per chi lavora spesso in condizioni di schiavitù". E' unanime la soddisfazione del mondo politico per gli arresti eseguiti stamani. Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, ha telefonato al Procuratore di Palmi, Giuseppe Creazzo, per complimentarsi per il lavoro svolto. Per il ministro del lavoro, Maurizio Sacconi, il caporalato rappresenta "una odiosa forma di sfruttamento del lavoro".

di Massimo Lapenda
Ansa.it

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