La storia della Calabria

giovedì 17 luglio 2008 |

















Le prime tracce della presenza dell'uomo in Calabria risalgono al Paleolitico come ne testimoniano i ritrovamenti nelle grotte di Scalea e il graffito del "Bos primigenius" a Papasidero, un figura di toro incisa nella roccia 12.000 anni fa. Durante l'era dei metalli giunsero nuove popolazioni, uno degli insediamenti più importanti risalente a quel periodo è il complesso di Torre Galli nei pressi di Vibo Valentia, inoltre, nei pressi di Roccella Jonica, sul finire degli anni '60, furono condotti degli scavi che riportarono alla luce una necropoli risalente all'età del ferro.

In epoca protostorica la Calabria era abitata prevalentemente da popolazioni tra di loro affini: Enotri (nella fascia tirrenica centrale e settentrionale), Choni (nella fascia jonica centrale e settentrionale) e Itali o Morgeti e Siculi al sud; dagl'Itali, il cui nome risale all'animale totemico (il vitello, in osco " vitluf " in latino <>), la regione prese il nome ITALIA (VI sec. a.C.) che si estese quindi a tutta la penisola.

Mitologia
Alcuni storici quali il Perrizzi, l'Aceti, l'Amato, il Gallo, il Curia, sostengono con varie argomentazioni che molte città in Calabria, furono fondate in tempi remotissimi da Bescio Aschenazzi (altri Ascemez, Aschenel) pronipote di Jafet, (figlio di Noè il quale ebbe sette figli i quali discendenti popolarono l'Europa e l'Asia occidentale) il quale, dopo la catastrofe deluviana, sedotto dai vasti orizzonti, dalla bellezza del suolo calabro, venne per primo ad abitarvi nel 1900 a.C. (Beroso, Caldeo, Tomeo, Aceti), come pure si ritiene che la stessa città di Bisignano sia stata fondata proprio da Bescio Aschimenazi con l'antico nome di Bescia, che poi i romani mutarono in Besidia.
Secondo i Greci,la regione sarebbe stata abitata, prima della colonizzazione, da più comunità, tra cui gli Enotri (coltivatori della vite), i Coni, i Morgeti, gli Itali. E proprio dal mitico sovrano Italo, la Calabria fu detta "Italia" dai colonizzatori greci. Ma chi era in realtà, Italo? Solo una figura mitologica e leggendaria, o un vero e proprio fondatore del primo assetto politico ed etnico della Calabria? Ormai i ricercatori propendono per la seconda ipotesi, collocando la presenza di re Italo nella prima metà del XV secolo a.C. Antioco di Siracusa, considerato il primo storico dell'Occidente ce lo raffigura come "Un re buono e saggio, capace di sottomettere le popolazioni vicine facendo uso di volta in volta della persuasione e della forza".
Tali popolazioni dunque (Itali-Ausoni-Enotri), avrebbero abitato prevalentemente le zone costiere, mentre l'entroterra della regione fu abitato principalmente dai Bruzi (Brutti o Bretti), popolo di origine indoeuropea di linguaggio osco e temperamento bellicoso e da genti di origine iberica.




Periodo greco

Di fondamentale importanza è lo sbarco dei Greci sulle coste calabresi, i quali strapparono le terre ai Lucani (costretti a rifugiarsi nell'entroterra e nella parte settentrionale della Calabria), e si mescolarono con gli altri popoli autoctoni, dando vita ad una cultura meticcia, estremamente florida nei secoli successivi. I Greci fondarono fiorenti colonie, così magnificenti da guadagnarsi l'appellativo di Magna Grecia (Grande Grecia), così importanti da superare, in alcuni casi, la stessa madrepatria.
Tra l'VIII ed il IV secolo a.C. infatti fiorivano su tutta la costa numerose ed importanti città della Magna Grecia, come Rhegion, Kroton, Locri Epizephyrii, e Sybaris, e numerose sub-colonie fondate dalle colonie stesse quali: Kaulon, Hipponion, Medma, Terina e Scolacium.
La gloriosa storia delle poleis magnogreche vide primeggiare politicamente ed economicamente le città di Reggio come padrona dello Stretto di Messina e della Calabria meridionale, di Locri Epizefiri nella parte centrale della regione, e di Crotone in quella settentrionale, in una storia fatta di alterne alleanze e conflitti interni tra le tre potenze della regione.
Successivamente con la pressione delle popolazioni dei Bruzi e dei Lucani (che conquistarono e depredarono le poleis della Calabria settentrionale), e con l'avvento di Roma, la Magna Grecia iniziò il suo declino, dovuto anche ad una continua lotta per il predominio tra le poleis



Periodo romano
Dopo la conquista da parte dei Romani, nel III secolo a.C., i territori assunsero la denominazione di "Brutium" ma, a parte alcune città alleate, dunque non sottomesse all'autorità di Roma, gran parte della regione non fu in grado di ritrovare la prosperità di un tempo. Le poleis magnogreche erano quindi destinate a perdere il proprio potere in favore di un'alleanza (come nel caso di Reggio) o di una colonizzazione romana (nel caso di Locri Epizefiri, Crotone e delle altre città minori). Unica roccaforte della lingua e cultura greca rimaneva infatti Reggio (tra l'altro sede del Corrector, governatore della Regio III Lucania et Bruttii), che attraverso la Via Popilia collegava il suo porto con Roma; città abitate dai Bruttii erano le colonie di Vibo Valentia, Locri, Crotone, Sibari e Cosenza all'interno del territorio.



I Bizantini
Con la caduta dell'Impero, la Calabria fu devastata dalle guerre gotiche, tra goti e bizantini, i quali ebbero la meglio. Successivamente a causa dell'invasione longobarda i bizantini persero gran parte dell'Italia compresa anche parte della Calabria settentrionale, i territori rimasti del Bruzio furono aggregati con le terre possedute nel Salento, formando il Ducato di Calabria compreso nel thema di Sicilia.
Successivamente il dominio bizantino in Italia meridionale fu diviso in: thema di Langobardia, con capitale Bari, e, una volta caduta la Sicilia in mano agli arabi, in thema di Calabria, con capitale Reggio. Quest'ultimo territorio aveva dunque ereditato il nome Calabria, precedentemente usato per designare la penisola salentina.
Durante l'alto medioevo gli abitanti furono spinti verso l'interno della regione sia dalle pestilenze che dalle incursioni piratesche, una vera minaccia per gli insediamenti costieri, continuata fino alla fine del XVIII secolo. Numerose furono infatti le fortificazioni collinari e montuose nell'entroterra calabrese, costituita da villaggi arroccati in posizione sufficientemente arretrata e inaccessibile da poter avvistare in tempo le navi nemiche e sbarrare prontamente le vie d'accesso ai centri abitati.
Nel IX e X secolo la Calabria, fu terra di confine tra i Bizantini e gli Arabi insediatisi in Sicilia, che si contesero a lungo la penisola, soggetta a razzie e schermaglie, spopolata e demoralizzata, ma con gli importanti monasteri bizantini, vere e proprie roccaforti della cultura.




I Normanni

Alla lunga contesa arabo-bizantina mette fine però la famiglia normanna degli Altavilla. L'anno 1061 sancisce infatti che la Calabria è dei Normanni, suddivisa tra Roberto il Guiscardo, Duca di Calabria, e Ruggero, Conte di Calabria. Il governo così organizzato fu messo in atto dai locali magnati bizantini. Il dominio viene esteso alle Puglie e da questo momento ha termine ogni pertinenza bizantina.



Periodo angiono e aragonese
È di questo periodo la diffusione del sistema feudale. Nel 1443 Alfonso il Magnanimo d'Aragona conquistando i territori degli Angioini assegnò il territorio di Reggio a Catanzaro, poiché Reggio aveva appoggiato il suo avversario Renato d'Angiò. Ma una ventina di anni dopo nel 1465 Ferdinando I di Aragona (Ferrante) riassegnò il titolo di capoluogo a Reggio.
Nel XVI secolo in Calabria fu confermata la divisione nelle due province di Calabria Citeriore (o Citra) e Calabria Ulteriore (o Ultra) governate inizialmente da un solo magistrato, poi dal 1582 le due province furono amministrate da due distinti governatori:
uno a Cosenza per la Calabria Citeriore; uno a Reggio dal 1582 al 1593, poi a Catanzaro dal 1593 al 1816[3] per la Calabria Ulteriore.



Le insurrezioni contro i Francesi
Il 14 febbraio 1806 le truppe francesi occuparono Napoli e sul trono s'insediò il fratello di Napoleone, Giuseppe Bonaparte. Trovò in Calabria le prime e più irriducibili resistenze. La regione acquistò un'immensa notorietà e venne paragonata in tutta Europa alla Vandea, che si era opposta strenuamente all'avanzata della Rivoluzione. Si era da poco insediato il nuovo monarca che subito, insopprimibile, scoppiò una rivolta, che non accennò a placarsi fino alla fine della dominazione francese.
La scintilla scoccò a Soveria Mannelli, un villaggio della presila. Era il 22 marzo, secondo giorno di primavera e, secondo la tradizione, il francese che comandava il drappello che presidiava il borgo insidiò una bella e giovane donna del luogo. Alle grida della donna, accorsero i paesani guidati da un contadino, Carmine Caligiuri, e i quattordici francesi del drappello vennero massacrati. Da Soveria, l'insurrezione si diffuse come un fiume in piena in tutti i comuni vicini. A nulla servì che i francesi intervenissero in modo spietato, bruciando i villaggi e impiccando i rivoltosi. A Maida il 4 aprile i Francesi furono sconfitti dai rivoltosi, sostenuti da truppe inglesi.
Il 31 luglio vi fu la proclamazione dello stato di guerra nella Calabria. Si tratta di uno dei pochi provvedimenti formali nella storia dell'umanità, per legittimare le azioni di ferocia inaudita che i Francesi inflissero alle popolazioni della Calabria.
Gli occupanti reagivano così anche perché, abituati a trionfare in tutta l'Europa, non potevano mai immaginare di incontrare una resistenza così tenace proprio in questa sperduta regione. Forse soltanto nella Galizia, ci fu qualcosa di simile, ma mentre in Spagna l'opposizione alla conquista francese è diventata una pagina luminosa della storia nazionale, da noi nei libri di scuola non se ne parla neppure. Nonostante questo, la Calabria restò in guerra fino alla fine della dominazione francese, sebbene nel 1808 diventasse re Gioacchino Murat.
I Francesi abolirono per legge la feudalità, come se un'istituzione secolare potesse essere eliminata per decreto; provvidero alla ridefinizione delle circoscrizioni comunali, aumentandone in modo considerevole il numero; migliorarono sensibilmente il più importante asse viario del tempo, che era stato in precedenza tracciato dai Borbone e che era la strada delle Calabrie (attuale strada statale 19); trasferirono la capitale della Calabria Ulteriore da Catanzaro a Monteleone. E poi misero in vendita i residui beni ecclesiastici.
E con questi provvedimenti, e simili argomenti, unitamente alla guerriglia che senza soste insanguinò la regione per l'intero decennio, la Calabria, secondo qualche storico, « usciva dal secolare isolamento».




Ultimi secoli

Nel 1098, Papa Urbano II investì Ruggero del ruolo di nunzio apostolico e gli Altavilla con la loro dinastia divennero precursori del Regno di Napoli o Regno delle due Sicilie che dominò la Calabria fino all'unità d'Italia. Lo stesso Regno di Napoli subì diverse dominazioni: le dinastie degli Asburgo, di Spagna e d'Austria, la dinastia francese dei Borbone, e per un breve periodo il generale di Napoleone, Gioacchino Murat, che fu giustiziato nella cittadina di Pizzo.
L'Aspromonte, regione montana nel sud della Calabria, in provincia di Reggio, fu scenario di una famosa battaglia del Risorgimento, in cui Giuseppe Garibaldi rimase ferito. È tutt'ora possibile ammirare l'albero cavo in cui secondo la tradizione Garibaldi si sedette per essere curato, nei pressi di Gambarie, vicino a Reggio.


Grazie anche al turismo, molti centri abitati sono sorti lungo le coste, superando in importanza gli stessi centri collinari. Ma anche questo ha creato problemi, la speculazione edilizia ha in parte rovinato il paesaggio e la dispersione degli abitanti ha fatto perdere il patrimonio di tradizioni e di cultura che ha segnato la vita dei calabresi per il passato. Solo in questi ultimi anni, si cerca di recuperare quel grande patrimonio di tradizioni e di cultura che la Calabria ha conquistato grazie all'alternarsi di numerosi popoli e di culture provenienti da tutto il bacino del Mediterraneo.

Ma l'immagine della regione più negativa l'ha sicuramente data la delinquenza, meglio nota come 'ndrangheta. Fenomeno documentabile fin dai tempi dell'Unità, la criminalità calabrese con l'avvento della stagione dei lavori pubblici degli anni Sessanta, ha fatto un salto di qualità e da fenomeno rurale è diventata "imprenditrice", come scrive Pino Arlacchi. Nel giro di qualche lustro, sfruttando anche le notevoli risorse erogate dalla Regione Calabria, «ha raggiunto un livello di sviluppo e di pericolosità simile a quello della mafia siciliana», secondo quanto risulta attestato nel 1987 nella relazione dell'Antimafia. Collegata con il potere politico e ambienti massonici deviati, la delinquenza calabrese ha forti legami anche oltreoceano. Ma la 'ndrangheta ha assunto notorietà soprattutto con i sequestri di persona. Tra i 620 sequestri del periodo 1969-89, 114 sono stati in Calabria, ai quali vanno aggiunti quelli effettuati dalla 'ndrangheta fuori regione. Il totale presunto è di circa 200, che hanno prodotto oltre 400 miliardi di riscatti. Gli anni Ottanta e i primi anni Novanta hanno rappresentato per la Calabria una vera e propria mattanza con oltre cento assassini l’anno. Ma il fatto che ha provocato addirittura orrore a livello mondiale, è stato l'assassinio di Nicholas Green, un bimbo americano di sei anni ucciso sull'autostrada vicino Pizzo.


Ma nonostante la palla al piede rappresentata dalla criminalità, la Calabria sta dimostrando una straordinaria vitalità. Il tessuto imprenditoriale ha prodotto una serie di realtà nel settore agricolo, turistico, industriale che hanno conquistato anche i mercati internazionali. A prescindere dal funzionamento della Regione Calabria, che ha comunque attivato processi economici (inferiori comunque alle possibilità e alle necessità), tante amministrazioni locali sono esempi di buongoverno. Come Rende, il cui piano regolatore è studiato anche a livello europeo, oppure Altomonte, dove il centro storico è stato recuperato e animato in modo ineccepibile. E' immenso in Calabria il patrimonio dei beni culturali, come le antiche città greche, ancora in buona misura avvolte nel mistero e quindi da recuperare con opportuni scavi archeologici. Ma, anche se in ritardo rispetto alle altre regioni, si stanno affermando le università. La prima è nata a Cosenza nel 1972 e sta gradatamente imponendosi in tutto il Paese. La seconda è ubicata a Reggio Calabria, dove opera dal 1981 riprendendo l'esperienza dell'Istituto superiore di architettura, sorto nel 1970. La terza sta per nascere a Catanzaro. L'arrivo, nel settembre del 1995, della prima nave nel porto di Gioia Tauro, dopo un quarto di secolo dall'inizio dei lavori, non è un fatto trascurabile. Questo porto, che rappresenta uno dei più importanti scali per container di tutto il mondo, ha dato l'immagine di una Calabria moderna che può riprendere a svolgere un ruolo nel Mediterraneo in funzione dell'Europa. Una regione, insomma, che ha già in sé tutte le potenzialità per costruire il proprio futuro, ripartendo appunto dai luoghi che venticinque secoli fa vennero toccati dai Greci in cerca di fortuna. E che proprio in questa terra trovarono l'America.



Il Toponimo: "Calabria"
Il nome "Calabria" designava in origine la regione salentina, ma quando le due penisole dell'Italia meridionale furono unificate dai bizantini, il nome di Calabria fu usato per identificare anche la regione del Bruzio; successivamente, con la perdita dei possessi bizantini nel Salento in favore dei Longobardi, il nome fu utilizzato per designare soltanto all'attuale penisola calabrese, che mantiene tutt'ora il nome. Durante il basso medioevo e l'età moderna il termine Calabria venne trasformato in "Calabrie", con lo sdoppiamento del territorio nelle due province napoletane di Calabria Ulteriore e Calabria Citeriore.la parola Calabria deriverebbe quindi dal greco "Kalon-brion", ovvero "Faccio sorgere il bene", per la fertilità del territorio, e può considerarsi un sinonimo del nome "Ausonia" che designava la Calabria meridionale al tempo delle genti italiche, e che deriva dal verbo "auxo-abbondo". Infatti ancora oggi tutta la zona costiera (sempre contesa nella storia), è ricca di vasti oliveti, agrumeti e frutteti con produzioni tipiche, quali il bergamotto ed il cedro, e sempre abbondante è stata la produzione di ortaggi e di frutta, che oggi vengono abbondantemente esportati.








I testi sono estratti da:
-"Il profilo della Calabria" - Unione Regionale delle Camere di Commercio-Industria Artigianato e Agricoltura della Calabria
-Wikipedia
-Soveratoweb.it

-brutium.info

0 commenti:

Posta un commento