Reggio Calabria. Duro colpo a temibilissimi clan della Locride come i Nirta-Strangio e i Pelle-Vottari. Al termine di un'indagine iniziata nel marzo scorso, i carabinieri del Ros (il Raggruppamento operativo speciale) hanno eseguito numerosi provvedimenti di sequestro emanati dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria: "congelati" i beni di una ventina di esponenti delle cosche della jonica reggina – cui vanno però sommati familiari e prestanome –, per ben 200 milioni di euro di controvalore.«A differenza che in altre occasioni, quando furono apposti i sigilli anche a ristoranti di pregio nel cuore di Roma, stavolta il contrasto attiene alla quotidiana illiceità», spiega il procuratore reggino Giuseppe Pignatone. Oggetto di sequestro 42 edifici («spesso arredati in modo riccamente kitsch»), 34 conti bancari, 66 veicoli per lo più di lusso, 34 imprese, due delle quali – di proprietà di Salvatore Gligora – operative anche nel Milanese; mentre a Paderno Dugnano e Cantù erano situate due unità abitative "finite in freezer". Sequestrate pure decine di polizze-vita. I sequestri sono stati operati a margine del processo "Fehida", che ha dipanato molti misteri della criminalità organizzata di San Luca e dintorni, in attuazione del "pacchetto sicurezza" varato l'anno scorso dal ministro dell'Interno Roberto Maroni. Come evidenziato dal "numero 2" del Ros, colonnello Mario Parente, le misure hanno colpito i patrimoni di boss come Giovanni Strangio, il killer della strage di Duisburg; i fratelli Francesco, Santo e Sebastiano Vottari, che uccisero Maria Strangio nell'"agguato di Natale" del 2006 (il cui vero obiettivo era il marito della vittima, Gianluca Nirta); il defunto "mammasantissima" di San Luca Antonio Pelle detto ‘Ntoni Gambazza.
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