Maxi operazione della Dda in Calabria Stroncato traffico di clandestini

mercoledì 3 febbraio 2010 |

REGGIO CALABRIA - Sessantasette ordinanze di custodia cautelare in carcere, 32 italiani e 35 indiani coinvolti: questo il bilancio della maxi operazione "Leone" condotta dalla Dda di Reggio Calabria contro un'organizzazione criminale che gestiva un traffico di immigrati clandestini. Le indagini hanno accertato che alla gestione del traffico hanno partecipato due cosche della 'Ndrangheta, quella dei Cordì di Locri e quella degli Iamonte di Melito Porto Salvo. Gli arresti sono stati eseguiti a Reggio Calabria, Milano, Brescia, Crema, Macerata, Siena, Piacenza, Potenza e Avellino. Tra le persone messe sotto custodia ci sono anche un sindacalista e due funzionari pubblici.

Agli arrestati viene contestato il reato di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Per gli affiliati della cosca Cordì c'è anche l'aggravante delle modalità mafiose. Secondo le informazioni raccolte dagli inquirenti, l'organizzazione utilizzava falsi contratti di assunzione per immigrati a nome di imprenditori compiacenti. Gli immigrati, dunque, avevano la possibilità di "comprare" un visto d'ingresso per l'Italia, senza tuttavia la garanzia di avere un lavoro. Contrariamente al solito, la criminalità non si è perciò limitata allo sfruttamento dell'immigrazione, ma ha assunto un ruolo preminente nella gestione del traffico di immigrati.

Un aspetto, quest'ultimo, sottolineato dal ministro dell'Interno Roberto Maroni, per il quale "l'operazione della polizia di Reggio Calabria ha dimostrato per la prima volta l'esistenza di un intervento diretto delle famiglie dell'Ndrangheta nel traffico dei clandestini". Il capo del Viminale, intervenuto a una conferenza stampa a Monza, si è detto concorde con Silvio Berlusconi nel sostenere che "contrastare l'immigrazione clandestina serve a ridurre la criminalità". E un'operazione come questa - ha aggiunto - "mostra che la lotta all'immigrazione clandestina è anche un modo per combattere la criminalità organizzata".

L'organizzazione sgominata dalla polizia operava secondo un "copione" ben preciso. Le richieste di denaro agli immigrati, in prevalenza indiani, variavano dai 10 mila ai 18 mila euro, con un introito complessivo per l'organizzazione di oltre sei milioni di euro. Le indagini erano state avviate nel 2007 dopo la denuncia presentata da un imprenditore agricolo della provincia di Reggio Calabria, costretto da affiliati alla cosca Iamonte a cedere alcune sue aziende e a presentare documentazione di assunzione per legittimare l'ingresso in Italia di immigrati indiani e pachistani.

Nell'inchiesta sono coinvolti anche alcuni imprenditori e tre dipendenti dell'ufficio provinciale del lavoro di Reggio Calabria, tra cui un immigrato da anni responsabile dell'Anolf-Cisl (associazione oltre le frontiere), una funzionaria dell'ufficio provinciale di collocamento e un ispettore del lavoro. Le attività investigative rientrano nell'ambito di un piano strategico nazionale stabilito dal Ministero dell'Interno e attuato dal Dipartimento della Pubblica sicurezza per contrastare il fenomeno dell'immigrazione clandestina in tutte le sue manifestazioni.

Fonte: Repubblica.it

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