Massimo Ranieri si racconta a Catonateatro e insieme ai reggini, inizia un affascinante viaggio tra la sua musica e quella dei grandi cantautori italiani.
Le parole non bastano per descrivere la poesia e l'intensità che, ieri sera in una gremita arena “Neri”, ha saputo ricreare il napoletano Giovanni Calone in arte Massimo Ranieri, di ritorno in riva allo Stretto con lo spettacolo “Canto perchè non so nuotare....da 40 anni”.
In tournèe dal 9 febbraio del 2007, il grande show, in replica questa sera nella culla dell'arte di Catona, ha raggiunto e superato le 300 repliche, incontrando il consenso del pubblico italiano e non, ed “è nato- spiega il cantattore, così ama definirsi - dalla trasmissione televisiva "Tutte donne tranne me" e dal doppio cd "Canto perchè non so nuotare....da 40 anni!", una raccolta delle mie canzoni e 14 brani dei più grandi cantautori italiani arrangiati da Maurizio Fabrizio”.
E per la prima volta, il cantante napoletano si cimenta in brani che hanno segnato il panorama musicale italiano e come in un flash back racconta i successi di Battisti, Mina, Gino Paoli, Tenco, Venditti e tanti altri. Un omaggio alla musica quindi, ma anche un incredibile e avvolgente viaggio fatto di ricordi, emozioni indimenticabili, gioie e dolori di un uomo, un grande artista che nonostante il successo, non ha dimenticato le sue origini e gli insegnamenti dei suoi cari.
“Mi siete mancati – grida Ranieri al suo pubblico rivolgendosi anche a quelli che sono rimasti fuori dall'arena – Sono passati quasi 6 anni dall'ultima volta che sono venuto qui e sono felice di aver avuto la possibilità di ritornare in questo posto gradevole e di sentire il vostro calore. Oggi passando da questa maledetta autostrada, la Salerno-Reggio Calabria, abbandonata dagli uomini e da Dio, ho pensato a due grandi amici calabresi, Mia Martini e Mino Reitano, e per me è un onore essere nella loro meravigliosa regione”.
L'avventura musicale di Massimo inizia in tenera età “avevo 8 anni quando incominciai a cantare solo per paura – ricorda l'artista - paura di essere buttato in acqua dai miei amici che mi costringevano a interpretare le varie canzoni su uno scoglio mentre loro prendevano le monete gettate in acqua dai turisti per le mie esibizioni”.
“Quando ero bambino abitavo in un attico nel borgo di Santa Lucia, era un appartamento composto da un solo vano al 5°piano di un vecchio stabile e mi fermavo ogni giorno davanti ad un finestrone che si affacciava sul Vesuvio. Quella finestra era il mio cinematografo – dice il cantante – ho visto tante cose belle ma anche brutte: ricordo quando è affondata una nave e da quell'angolo guardavo la gente che correva per strada, urlava, si accalcava negli angoli e poi, le donne bellissime del corpo di ballo del San Carlo. I film più belli della mia vita li ho visti lì, al cinema finestrone”.
Massimo sciorina la sua vita e “questa sembra uno strano gioco da equilibrista: si va sempre più in alto e poi, un bel mattino ti svegli con la voglia di ritornar bambino”.
A scandire quei momenti sono i suoni degli archi e del piano che si fondono con la voce dello showman che balla, canta e recita ininterrottamente raccontando le tappe della sua carriera e, accompagnato da un'orchestra di donne i cui strumenti scandiscono canzone dopo canzone, i momenti cruciali della sua esistenza e da un corpo di ballo tutto al femminile, svela la “fortuna di essere stato sempre circondato nella vita da belle donne che però, ho sempre tradito – dice - ma con il mio pubblico. Le ho tradite per settimane, mesi, per interi spettacoli e tournèe sino a che, non mi sono accorto che un amore stava finendo”.
La platea è stregata da quell'affascinante racconto fatto di parole e musica ed impreziosito da uno speciale compagno di viaggio, alla sua prima avventura teatrale, il giovane Federico Pisano che, nei panni di un amico immaginario impegnato in un impeccabile assolo di tip tap, aiuta l'artista napoletano a tirar fuori per un'altra sera, quella tenera fanciullezza che ancora oggi, è dentro quel grande uomo.
Sono passati più di 40 anni da quando quel bambino si esibiva per gli amici, nelle cerimonie, in piazza e sarà pure trascorso il tempo ma in quell''artista restano i sani principi insegnati dal padre “un operaio modesto che ha vissuto in un orfanotrofio – afferma Ranieri- e mi diceva sempre che un uomo può essere anche uno straccione ma se tiene le scarpe pulite è un uomo elegante”.
E lo sa bene Massimo che ha fatto di questo principio il suo esempio di vita realizzando così, il suo sogno, “cantare, perchè noi siamo del Sud e almeno la musica non ce la possono levare”.
Il viaggio è al capolinea e a quel “piccolo grande uomo” non resta che prendersi l'affetto e il calore del suo pubblico ammaliato dallo straordinario talento e dall'umanità di un'artista che ancora una volta, ha svelato l'inestimabile essenza della musica.
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