E' partita dalla denuncia di due imprenditori l'indagine che ha portato all'emissione di 16 avvisi di garanzia per presunte irregolarita' nella realizzazione della centrale elettrica a biogas di Scandale. A recarsi in Procura a esporre la loro versione sono i legali rappresentanti di una grossa societa' estera con sede a Roma e di un'altra societa' che risulta avere sede a Corigliano Calabro (Cosenza), i quali ritengono di essere stati sfavoriti nella realizzazione dei loro progetti energetici a favore della centrale di Scandale e di quella di Rizziconi (Reggio Calabria).
Nel documento si riportano illeciti penali costituiti da favoritismi, nonche' di condotte concussive, posti in essere da esponenti politici e dirigenti pubblici finalizzate al buon esito di progetti ed affari. Le dichiarazioni rese dagli imprenditori portano nella direzione di un articolato intreccio tra soggetti pubblici e privati finalizzato all'ottenimento di risorse pubbliche e al rilascio di autorizzazioni ministeriali dall'alto valore economico. L'ipotesi della Procura e' che abbiano costituito, diretto e partecipato un'associazione per delinquere finalizzata a diversi reati legati alla gestione unitaria del settore energetico e della contrattazione programmata concernenti la gestione di risorse pubbliche''.
In particolare, l'ex presidente della Regione Calabria Giuseppe Chiaravalloti e l'ex sottosegretario alle Attivita' Produttive Giuseppe Galati avrebbero agito, utilizzando il loro potere, insieme al dirigente del settore ambiente della Regione Calabria, Domenico Lemma, al figlio del capo segreteria di Galati, Stefano Napoli, ad annunziato Scordo, Roberto Mercuri, Aldo Bonaldi, Claudio Larussa, Maria Rosaria Di Summa e il titolare della Power Consulting Company Overseas Limited, Giuseppe D'Anna.
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