femminile e dall'operosità dei pater familias.
Ma l'usanza più antica riferita ai rituali di nozze è senz'altro quella del matrimonio per ratto, derivata direttamente dalle consuetudini spartane e latine, rivendicazione del diritto della forza e documentata dalle pinakes di Locri, tavolette votive in terracotta su cui è rappresentata la scena di Plutone che rapisce Proserpina. Del matrimonio per ratto restano solo il ricordo di alcuni gesti simbolici che compiva l'uomo per mostrare alla comunità e alla famiglia della fanciulla, la sua assoluta intenzione di prendere moglie. Era uso in molti villaggi che il pretendente si avvicinasse
alla ragazza nei giorni di festa, all'uscita dalla chiesa e con gesto deciso togliesse dal capo il fazzoletto che le giovani usavano durante la funzione religiosa, tagliando con un coltello i nastri dell'abito della ragazza. Questi gesti mostravano inequivocabilmente alla comunità il diritto acquisito sulla promessa sposa, tanto che la fanciulla veniva detta scapigliata o segnata, per
indicare l'appartenenza al giovane che aveva compiuto il rituale.
A Trebisacce e molti altri paesi dell'Alto Ionio era costume portare il corredo in corteo festoso dalla casa della famiglia della sposa a quella dello sposo: questa usanza è ancora viva nei paesi del Magreb e rappresenta un momento di festa per l'intera comunità. Nel banchetto, il giovane portava un canestro pieno di pane e intonava un inno di auguri. Il corteo nuziale avveniva fra canti e lancio di fiori e semi: quando la sposa giungeva sulla soglia della sua nuova casa trovava ad attenderla la suocera che le offriva in dono del miele, dei semi, della seta o gli strumenti del telaio, simbolo del suo nuovo status e della sua nuova appartenenza.
Prima che si perdesse completamente l'uso del costume popolare, le spose non portavano l'abito bianco, ma indossavano per le nozze il costume della festa tornandolo con abbondanza di nastri e di gioielli. Grande importanza aveva la cintura con cui la sposa legava in vita il grembiule e il nodo con cui lo annodava drappeggiandolo sul fianco sinistro, in maniera del tutto simile al nodus herculeus dell'abito nuziale delle spose latine, nodo rituale che veniva sciolto dallo sposo la notte delle nozze.
Com'è oggi il matrimonio in Calabria:
Secondo la consuetudine le nozze andrebbero celebrate nella parrocchia della sposa, ma volendo, si può chiedere il consenso per scegliere un'altra chiesa.
L’anello di fidanzamento o fedina aveva e ha la funzione di rendere ufficiale
il legame tra i due giovani, ed è simbolo della promessa dei due di intraprendere una vita familiare insieme. Una volta, non appena i genitori erano a conoscenza del legame amoroso si fidanzavano ufficialmente con tanto di fedina. Oggi questa tradizione è ancora forte, ma pian piano col cambiare delle mentalità soprattutto dei padri calabresi, grazie all’apertura inevitabile per tutte le vicende quotidiane di un’era ormai progredita, fa sì che sempre più coppie saltino questo rito, passando direttamene alla fede nuziale.
I preparativi per il matrimonio in Calabria durano mesi e mesi.
Ci sono tanti riti che caratterizzano le fasi dei preparativi di un matrimonio che sono tenuti vivi dalle tradizioni popolari. Un rituale importante a cui tenere fede come auspicio di buona fortuna è quello della preparazione del primo letto. La preparazione del primo letto consiste oltre che
alla vestizione del letto della prima notte di nozze, anche all’allestimento di tutta la casa con tutto il corredo a disposizione della sposa. Il rituale si compie a pochi giorni dalle nozze, trasferendo dapprincipio tutto il corredo nella nuova casa. Alla preparazione del primo letto partecipano tutte
le donne di casa, sia dalla parte della sposa che dello sposo, ad esclusione assoluta della sposa, secondo la tradizione la sua partecipazione non porta fortuna. La tradizione vuole che la sposa non veda il primo letto fino al giorno delle nozze, da quel giorno in poi gli si apriranno nuove porte, come se questo fosse un nuovo inizio, un nuovo punto di partenza, che partirà nella nuova casa proprio dal letto (data l’ora tarda e la stanchezza).
Il corredo della sposa riveste molta importanza secondo la tradizione popolare calabrese, esso rappresentava la dote da portare al marito, senza la quale era difficile trovare un buon partito. La nascita di una femminuccia comportava l’acquisto da parte della madre, ed anche da parte della nonna che viveva in casa, di ogni bene che potesse essere utile alla giovane, in età da matrimonio. La cosa straordinaria è che non si aspettava che fosse grande, per comprare tutto il necessario, ma era acquistato un pezzo alla volta, man mano che la piccola cresceva, in modo da pesare meno sul budget familiare che spesso non era molto esoso.
Lapromessa di matrimonio consiste nella dichiarazione reciproca dei futuri sposi davanti all’Ufficiale di Stato Civile del Comune di residenza di almeno uno dei futuri sposi di contrarre liberamente matrimonio. Devono essere presenti due testimoni di cui uno almeno un genitore. In mancanza occorre presentare la copia integrale dell’atto di nascita. Entro 180 giorni dalla data della promessa di matrimonio devono essere celebrate le nozze, altrimenti la promessa non ha più valore. La promessa in ogni caso non comporta un obbligo, in quanto il matrimonio deve essere contratto liberamente. In occasione della promessa di matrimonio che è accompagnata spesso da una festa organizzata dalla futura sposa, ovviamente meno impegnativa di quella delle nozze, ogni invitato, o ogni famiglia che vi partecipa usa fare un dono ai futuri sposi. Spesso c’è un accordo tra la coppia e gli invitati sul tipo di regalo che vogliono ricevere, in genere sono regali per la casa, servizi di bicchieri, posateria, oppure elettrodomestici, e tanto altro ancora. In genere il numero di invitati alla promessa di matrimonio è più ristretto tra i parenti più prossimi. Durante i festeggiamenti si coglie l’occasione per lo scambio dell’oro tra i due sposi. La famiglia della sposa regala in genere una catenina, un bracciale e un orologio o anche un fermacravatta, o gemelli per la camicia del gran giorno, la famiglia dello sposo regala alla sposa una parure completa, collana, orecchini, bracciale ed anello.
La divisione delle spese:
Le regole più comuni dettate dalla tradizione stabiliscono che le spese che spettano alla famiglia dello sposo sono: • Abito da sposa• Anello di fidanzamento • Bouquet della sposa• Parure, comprendente collana orecchini anello e bracciale, da regalare in occasione della promessa di matrimonio• Fedi nuziali • Offerta alla chiesa • Un regalo per il sacerdote che celebra il
matrimonio• Noleggio dell'auto della sposa • Servizio foto e video• Compenso del musicista e dell'animazione • Viaggio di nozze • Affitto/Acquisto della casa;• Arredamento della casa. Le spese che spettano alla famiglia della sposa sono:• L’oro dello sposo, da regalare alla promessa di matrimonio• Partecipazioni e inviti • Confetti e bomboniere • Ricevimenti o rinfresco • Fiori e addobbi della chiesa • Il corredo per la casa • La biancheria personale della sposa • Abito da sposo o in alcuni casi solo la camicia• Gli abiti per damigelle e paggetti• I regali per i testimoni e a damigelle e paggetti.
Questa è indubbiamente la materia che più si discosta dalle tradizioni e dal bon ton.Il criterio più saggio da adottare in questo caso è quello di fare ciò che si può, in base alle proprie disponibilità. Oggi non sono più vincolati i genitori a sobbarcarsi tutto l’onere del matrimonio dei figli. Sono sempre più i figli che partecipano in parte o in toto, senza indurre i genitori ad indebitarsi per sostenere le loro spese.
Il bouquet
È sempre più diffusa anche da noi l'usanza americana secondo cui la sposa a fine cerimonia lancia il mazzo nel gruppo delle amiche nubili (e quella che lo prende al volo riuscirà con la stessa abilità ad "afferrare" un marito, e si sposerà entro l'anno). I galatei delle nostre nonne erano categorici nel dichiarare che la sposa che non indossava il velo non poteva portare un bouquet. Oggi invece una sposa si sentirebbe incompleta senza un fiore: anche una sola rosa, o un piccolo mazzolino di violette, per ravvivare una cerimonia quieta e semplice. Ma non deve pensarci lei: l'ultima gentilezza "da fidanzato" dello sposo consiste proprio nel farglielo recapitare a casa, la mattina delle nozze, oppure di offrirglielo sul sagrato. Invece in molti paesi nordici la sposa disfa il bouquet, distribuendone tra le amiche i fiori, che avvolge in pezzettini del proprio velo di tulle.
Per comunicare la lieta novella, i biglietti d'invito rappresentano un elemento irrinunciabile della preparazione delle nozze. Tipografi e cartolerie specializzate sono in grado di fornire svariate
tipologie e soluzioni. Le partecipazioni, secondo la tradizione è la
famiglia della sposa che si occupa di tutti i dettagli, anche finanziari,
fino alla spedizione anche di quelle della famiglia dello sposo. La realizzazione di tipo classico prevede una stampa a caratteri corsivi su
cartoncino doppio di colore bianco o avorio identico alla busta. All'interno, sulla facciata sinistra i genitori della sposa e su quella destra quelli dello sposo annunciano il matrimonio dei rispettivi figli. Si comincia dai parenti stretti, per proseguire con gli amici ed i colleghi, fino ad arrivare agli amici dei genitori che si conoscono sin da bambini.
L'invio deve avvenire almeno venti giorni prima del giorno delle nozze.
Le bomboniere:
La storia ci dice che già i Romani nelle feste nuziali regalavano agli ospiti mandorle e frutta secca, simbolo di fecondità e prosperità, ma che la bomboniera è un oggetto relativamente recente: risale alla fine del 1500, quando costituiva un dono prezioso sia perché veniva realizzata in materiali di gran pregio, come oro, pietre dure, cristallo di rocca, sia perché lo zucchero a quei tempi era raro, importato dall'America appena scoperta. I negozi specializzati offrono una scelta vastissima, infallibili sono i piccoli oggetti d'argento, o in silver (una pinza, un apribottiglie, un cavatappi, ecc..), un piattino di ceramica con le iniziali degli sposi o in vetro. Qualunque sia l'oggetto scelto, se ne invia uno per ogni famiglia. I confetti, sempre bianchi, e in numero dispari (di solito 5), devono essere di ottima qualità. Sul bigliettino che accompagna i confetti vanno stampati solo i nomi degli sposi (mai il cognome), per primo quello di lui.
Il Lancio del riso: Il lancio del riso è un rituale a cui non si rinuncia. All’uscita dalla chiesa gli sposi sono letteralmente sommersi dal riso. Spesso al riso si accompagnano confetti, monetine, petali di rosa, e in qualche occasione si sostituiscono al lancio del riso. Il riso in questo caso ha il significato di seme e il gesto di lanciarlo la semina, allo scopo di fecondare la terra, e allo stesso modo la Sposa rappresenta la terra che riceve il seme che per nascere ha bisogno della pioggia che arriva dal cielo, che è rappresentato dallo Sposo. Da questa spiegazione sul rito del lancio del riso, trae giustificazione il detto “sposa bagnata sposa fortunata”. Diverse sono le ipotesi e le leggende sulla nascita di questo rituale, per propiziare fertilità e prosperità nel caso del rito greco, nel quale si lanciavano addirittura frittelle di riso. In Indonesia il lancio del riso aveva lo scopo di trattenere l'anima dello sposo che altrimenti, subito dopo la celebrazione delle nozze, sarebbe fuggita via senza mai far ritorno.
La musica è un particolare da non sottovalutare. Una delle tappe obbligatorie del fatidico "si" è quindi quello della scelta della colonna sonora. Di solito vengono eseguiti quattro brani, che sottolineano i momenti salienti della celebrazione: ingresso della sposa in chiesa, l'offertorio, lo
scambio degli anelli, il corteo finale.
La piu classica delle acconciature per la sposa è il velo:
già duemila anni fa la bellezza della sposa doveva, fino alla fine della cerimonia nuziale, essere nascosta agli occhi dello sposo da uno spesso velo rosso, simbolo di modestia e pudore. Poi con il Cristianesimo divenne il simbolo della sottomissione religiosa a Dio e al marito. Per tutte ormai il
velo costituisce solo un ornamento, un'acconciatura come un'altra, il cui uso è però soggetto a regole antiche: si può indossare esclusivamente per nozze religiose e mai al secondo matrimonio, e si deve togliere prima del rinfresco. Il velo piu prezioso è quello antico, o almeno vecchio. Anche prestato. È una consuetudine delle grandi famiglie quella di tramandare per generazioni lo
stesso "tesoro". Il velo da portare sul viso, lungo circa 70 cm., deve essere trasparentissimo, vaporoso.
L'abito da sposa vive per poche ore, ma la sua immagine deve durare tutta la vita nelle fotografie, nei ricordi degli invitati.
L'abito da sposa bianco è una tradizione recente e risale all'Ottocento, anche se già nell' antica Grecia le spose vestivano tuniche candide. A quel tempo, però, il bianco simboleggiava la gioia e non, come nel romanticismo, verginità e purezza.
Il Ricevimento:
Il momento magico del giorno del matrimonio è la festa, pensata e organizzata dagli sposi per assicurare a loro stessi e agli ospiti attimi di gioia e divertimento. Qualsiasi sia il luogo, la
festa deve essere organizzata in base alle esigenze e ai gusti degli sposi. Generalmente, la scelta ricade su sale adibite ad hoc o ristoranti di classe: luoghi, questi, scelti da chi punta ad offrire, agli invitati, soprattutto un pranzo o una cena speciale. Qualunque sia la scelta del luogo del ricevimento, certo essa deve soddisfare i desideri della coppia.
La Serenata alla sposa:
Fino a non molto tempo fà, era usanza comune oltrechè gesto affettuoso fare la serenata alla sposa qualche giorno prima delle nozze. Questa usanza si stà riaffermando nei giorni nostri, magari evitando quello che prima appariva troppo sdolcinato o " strappalacrime " ora viene pensato e fatto con simpatia e buon gusto. Qualche giorno prima del matrimonio, lo sposo, con parenti ed amici delle due famiglie si recano sotto il balcone della sposa, cantando e suonando. La tradizione vuole che alla terza canzone, la sposa si affaccia dal balcone. Il giorno delle nozze, a ricevimento concluso, è d'uso che gli amici e parenti vanno a fare la serenata, stavolta a casa degli sposi, che per la prima notte vivono insieme. La serenata agli sposi è simbolo di augurio ed è sempre ben accetta dagli sposi, che preparano da mangiare e da bere agli ospiti.
Il Glossario Calabrese:
'nu buanu partitu: ragazza ben dotata, uomo o donna di buona condizione sociale. |
'nzurare: sposarsi (detto per l'uomo) |
'nzuratu: sposato |
a’mbasciata: richiesta di matrimonio |
accippare, azzuccare, cippijare, zzucchjiare: strategia di sondaggio per misurare il consenso dei genitori di lei, consiste nel porre un ceppo davanti alla porta della ragazza. |
a canàta: la cognata |
a cascia, u casciune: contenitore del corredo |
a donna: la suocera |
affidarsi: fidanzare |
a guagliuna: la fidanzata |
a quatràra: la fidanzata |
apprezzare: valutare il corredo, dargli un prezzo ; spetta alla suocera. |
a prummisa: la promessa di matrimonio |
a zita: la sposa |
cumminare: mediare il matrimonio |
fujiuta: prendere il volo ; scappare da casa ; espediente di matrimonio nei casi di contrarietà dei genitori |
lazzu: lunghissima catena d'oro che si appunatava ai brilokki o all'orologio da petto. |
maccaturu: copricapo d'obbligo per le ragazze fin da giovanissima età : se toccato o tolto, si comprometteva la ragazza. |
maritare: sposarsi (detto per la donna) |
pasta zita: qualità di pasta usata nel banchetto nuziale. |
scurruta: ragazza in qualche modo compromessa, che molto difficilmente troverà marito. |
spicata: che ha superato l'età del matrimonio |
u cùonsu: campionatura del corredo, mandata alla madre del pretendente |
u fullune: è l'involucro da sistemare sotto il lenzuolo, la prima notte : serviva per la prova della verginità. |
u juarnu chi me jurai: il giorno in cui mi sposai |
vanniaziùani: le pubblicazioni |
Vanniamiantu: Promessa di Matrimonio |
viertula: sacca di tela, elemento essenziale del corredo ; sarrebe servita per portare il cibo in campagna |
I Provervi Matrimoniali:
Ppe ra dote e ra vigna si marita puru a signa.
Grazie ai soldi e ai possedimenti anche la brutta riesce a sposarsi.
Chine pruminte e nun mantene rimane ccu re figlie e maritare.
Chi fa promesse e non le rispetta si ritrova con le figlie da maritare.
Mariti e muli vuoru stare suli.
Sposini e muli preferiscono la solitudine.
Nu palu e nu cappieddru e se piglia na mugliere.
Un palo vestito eppure riesce a trovare moglie.
Chine tene a mugliera beddra sempre canta.
Chi ha la moglie bella è sempre allegro.
Quannu a brutta se marita, a beddra se muzzica re iirica.
Quando la brutta va a nozze, la bella si dispera.
U prim'annu core e core, u secundu culu e culu, u terzu vaffanculu.
Il primo anno tutto amore, il secondo un po' meno, il terzo vai a qual paese.
A mugliere e l'atri è ra cchiù meglia.
La moglie degli altri è sempre migliore della propria.
I corna su cumu i dienti, prima fo' male ma pue aiutanu a
mangiare.
Le corna sono come i denti, all'inizio fanno male dopo aiutano a mangiare.
Viatu chira casa chi la rarica ce trase.
Beata quella casa dove c'è benessere.
Te pisanu e corna?
Ti danno fastidio le corna?
L'uomine de iuornu ha d'essere voiu, de notte ha d'essere toru.
L'uomo di giorno deve essere un bue, di notte un toro.
Mugghiera e voi d'o paisa toi.
Moglie e buoi del tuo paese.
Né mulu, né mulinu, né garzune cosentinu, né jardinu cu funtana,
né mugghiera tropiana.
Né mulo, né mulino, né servo cosentino, né giardino con fontana, né moglie di
Tropea.
Non c'è luttu senza risi, né ziti senza chianti.
Non c'è lutto senza risate, né sposalizi senza pianti.
Non c'è ataru senza cruci, non ce su' ziti senza vuci.
Non c'è altare senza croce e non ci sono matrimoni senza discussioni.
Quandu 'a fimmana arriva a quindici anni, o 'a mariti o 'a scanni.
Quando la donna compie i quindici anni o la sposi o la scanni.
Si monacu ti fai lu mpernu attizzi, si ti mariti poi lu mpernu abbrazzi.
Se ti farai monaco alimenterai l'inferno, se ti sposerai abbraccerai
l'inferno.
Si sapera 'a schetta quantu sapa 'a maritata, si curchera a lu
lettu e facera 'a malata.
Se la nubile sapesse quanto sa la donna sposata, si metterebbe a letto
fingendosi ammalata.
Zita vasata non cangia ventura.
Sposa baciata non cambia sorte.
'U dolura d'a mugghiera morta dura finc'a porta.
Il dolore per la moglie morta dura finché la bara non oltrepassa la porta di
casa.
'U maritu è mara, si non porta oja porta domana.
Il marito è un mare, se non porta oggi porterà domani.
0 commenti:
Posta un commento